Sabato, 28 Febbraio 2015 12:03

21/3/15 Dove va la genetica

Convegno

Agli inizi del 2015 tutti i media del mondo hanno divulgato la notizia della pubblicazione su Science dell’articolo di due autori, secondo i quali l’insorgenza di 2/3 dei tumori è dovuta a fattori casuali (“bad luck”) durante la divisione delle cellule staminali, che in certi tessuti è più attiva, mentre solo 1/3 a caratteristiche genetiche, di stile di vita e ambientali. Tutto questo cozza inevitabilmente con centinaia di migliaia di studi spalmati in un secolo.
La WHO ha risposto puntualmente e senza esitazione confutando le conclusioni di questo articolo. La trasformazione della cellula normale in cellula neoplastica avviene per un processo a tappe che richiede diverse mutazioni somatiche che si manifestano nell’arco di molti anni. Fino a pochi anni fa, alla base degli eventi che portano alla cancerogenesi, sono state considerate soltanto le mutazioni accumulate da una singola cellula durante la sua vita “Teoria della mutazione somatica” (SMT = Somatic Mutation Theory).
Nuovi scenari si sono aperti con la elaborazione della più recente “Teoria di campo dell’organizzazione dei tessuti” (TOFT=Tissue Organization Field Theory) secondo la quale il cancro è una patologia di un intero tessuto ed è la risultante del venir meno di segnali inibitori provenienti dallo stroma. Perché un tumore maligno esordisca, si sviluppi e colonizzi a distanza, deve però crescere in un ambiente favorevole influenzato da molteplici fattori.
È questo il microambiente tumorale ricco di cellule del sistema immunitario, specie reattive ROS (Reactive Oxigen Species), RNS(Reactive Nitrogen Species), mediatori dell’infiammazione, ormoni, fattori di crescita e di sopravvivenza, la maggior parte dei quali sono attivati da cellule mesenchimali e infiammatorie. Ecco quindi che quei 2/3 di casi di tumore che per i due autori sono dovuti a “bad luck”, in realtà sono dovuti alla nostra ignoranza e la scienza ha il dovere di colmare questo vuoto. Purtroppo se l’opinione pubblica viene intaccata dalla notizia della casualità, si rischia che la ricerca e la prevenzione vengano ancor più penalizzate. La nostra mission è ricerca e prevenzione e questo convegno vuole dare il suo contributo in tal senso.

Location : Sala Convegli LILT Prato Via Catani 26/3
Contact : PartnerGraf 0574 725622

L’Associazione Medici Cattolici San Luca di Napoli si è riunita nella mattinata di domenica 25 gennaio 2015 presso l’Istituto dei Rogazionisti, ai Colli Aminei in Napoli.

La santa Messa, celebrata nella cappella borbonica dell’Istituto dall’assistente ecclesiale, Padre Domenico Marafioti S.J., preside della Facoltà teologica dell’Italia meridionale, ha ‘aperto’ l’incontro mensile dei medici cattolici, in cui si è registrato un grande clima di spiritualità e di fraternità.
Nell’omelia, Padre Marafioti ha sottolineato che nella vita personale, familiare e sociale in genere è necessario superare i contrasti e tendere alla pace ed alla concordia, superando gli egoismi e facendo riferimento a Cristo. E questo atteggiamento vale tantissimo oggi nel rapporto fra popoli e religioni diverse per vivere in armonia e non giungere a fatti tragici come quelli recenti di Parigi.
A seguire, s’è svolto un incontro formativo-culturale, presieduto dal Prof. Aldo Bova, dal titolo “Le professioni sanitarie, luogo di ripresa dell’umano”, con gli interventi e le relazioni del Prof. Antonio Del Puente e della Dott.ssa Antonella Esposito, docenti di Reumatologia dell’Università Federico II, che hanno documentato come il rapporto fra il personale sanitario (medici e infermieri) e l’ammalato per essere efficace, valido e produttivo deve, in modo inequivocabile, essere caratterizzato dall’amore nei riguardi dell’ammalato.
Coloro che curano devono approcciarsi al paziente con familiarità e porsi come se stessero curando un proprio familiare.
Questa è la strada per contrapporsi alla deriva di motivazioni che va presentandosi nel mondo nel rapporto fra medici ed ammalati e fra infermieri ed ammalati.
Va chiarito che questo atteggiamento di fraternità verso il paziente è un atteggiamento laico.
Noi cristiani, grazie al supporto del Signore, abbiamo certamente una marcia in più nel portare avanti l’atteggiamento di fraternità nei confronti della persona curata.

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